La promozione in C1, la Fiorentina ritrovata, una città entusiasta: “Ma la vera festa sarà quando torneremo in serie A”.
La difficile sfida di Diego Della Valle.
di BENEDETTO FERRARA
FIRENZE – Tra poco più di due ore Firenze festeggerà la resurrezione della sua Fiorentina. La squadra di Cavasin, che per la prima volta potrà indossare la maglia viola, sfiderà i vecchi eroi che conquistarono la Coppa Italia nel’96 guidati da Claudio Ranieri. Ci saranno anche Batistuta e Toldo. Sì, perché la Fiorentina è tornata, Diego Della Valle ha mantenuto la promessa. Adesso il signor Tod’s è seduto a un tavolino sistemato nel grande prato di un albergo con vista sull’Arno. Sta sorseggiando il tè, in attesa di salire sul pulmino che lo porterà allo stadio.
Della Valle, finalmente la Fiorentina.
“Sì, ma la Fiorentina è sempre rimasta viva nel cuore dei tifosi. Sono proprio i tifosi i veri e unici proprietari della loro storia. Noi siamo riusciti a riprendere questo marchio. Lo avevamo promesso e lo abbiamo fatto. Mi ero un po’ arrabbiato per come era stata gestita la cosa, per il prezzo che dovevamo pagare per un qualcosa che apparteneva comunque alla città. Ci siamo sentiti usati. Ma adesso tutto è finito, basta polemiche, contava far rinascere la Fiorentina e l’obiettivo è stato centrato”.
Lei ha ridato il calcio a una città che si sentiva persa e i fiorentini hanno risposto con un entusiasmo davvero incredibile. Se lo aspettava?
“I tifosi sono stati fantastici, ma non solo per gli abbonamenti sottoscritti. La quantità è importante ma la qualità lo può essere di più. Io ringrazio i tifosi per la civiltà, per il comportamento che hanno tenuto in questa stagione. Provati da quello che era successo avrebbero potuto reagire in modo diverso, invece è stato fantastico vedere la gente accogliere le altre squadre e gli altri tifosi con grande entusiasmo, o avventurasi in trasferte mai vissute prima, in paesotti sistemati qua e là e comportarsi con grande rispetto e sportività. Anche perché è proprio questo ciò che vogliamo: ridare allo sport una dimensione umana, vera, riempire questa parola di valori”.
Questa è la sua grande sfida…
“Sì, è ciò a cui noi teniamo di più. Dobbiamo approfittare di questa ripartenza per costruire qualcosa di nuovo e importante. Il calcio è un veicolo incredibile di messaggi sociali, non possiamo non tenerne conto. E si comincia formando i giovani calciatori anche dal punto di vista caratteriale. Mi ha sorpreso davvero la fragilità psicologica di tanti ragazzi. L’ambiente del calcio è così: spesso mercanteggia ragazzini, li sbatte su e giù per l’Italia. E molti di loro si perdono o comunque non hanno la possibilità di crescere. Noi lavoriamo per un modello che ci permetta di costruire dei giocatori-uomini. Io voglio che i ragazzi non leggano solo la “Gazzetta” ma anche un quotidiano politico. Devono seguire i tg e imparare l’inglese. Certo, ci sono giocatori che già fanno tutto questo. Ma sono una minoranza”.
Anche il modello stesso di società segue una filosofia ben precisa.
“La nostra forza è il gruppo: il presidente Salica, Cavasin e Giovanni Galli hanno lavorato molto bene. Loro sanno di far parte dello stesso progetto e vanno avanti con questa consapevolezza. Mio fratello Andrea tiene contatti ravvicinati con loro. Ma io credo che sia importante creare qualcosa di nuovo, togliendo di mezzo la figura del cosiddetto presidente-padrone per evitare che le sorti di una squadra possano seguire le disgrazie economiche personali. Basta pensare a ciò che è successo alla Fiorentina. Per questa ragione tra un mese presenteremo un progetto per coinvolgere la città. Vogliamo che i tifosi abbiano voce in capitolo, così come le istituzioni di Firenze. E se ci sono realtà economiche disposte a condividere i nostri obiettivi, siano benvenute. Vogliamo la massima trasparenza. E la struttura della società deve essere forte indipendentemente da Della Valle. Tutto questo tra un anno sarà realtà. Intanto abbiamo iniziato a riportare le famiglie allo stadio e vogliamo che presto lo stadio stesso sia un luogo di aggregazione per tutti, che la domenica si trasformi in una festa fin dalla mattina, così come avviene in Inghilterra”.
Della Valle, ma lei è davvero sicuro che la moralizzazione del calcio sia possibile?
“Non ci sono alternative, il calcio deve essere moralizzato per forza. E’ il veicolo di messaggi più importante. Un campione ha un potere infinito nell’influenzare i giovani. E non solo loro. E’ necessario iniziare da qui”.
Lei ha ragione, però poi assistiamo alle solite sceneggiate: Riganò segna trenta gol e il suo procuratore si presenta alla porta chiedendo un aumento di stipendio.
Come la mettiamo?
“E’ stato un grande errore. Forse c’è chi non ha capito il nostro spirito, qui vogliamo andare tutti nella stessa direzione. E’ bene che tutti si ricordino che se abbiamo ottenuto certi risultati non è solo perché la squadra era forte. E’ anche merito di questa città, dei tifosi e di una società organizzata con molta serietà. Questa si chiama solidarietà nel lavoro. Io non voglio persone irriconoscenti e neanche mercenari. E poi i contratti vengono firmati per essere rispettati. Chi ha fatto certe scelte ha ragionato secondo una logica paesana e probabilmente non ha capito lo spirito del nostro gruppo”.
Ma Riganò resterà o sarà ceduto?
“Il problema non è questo. Il problema è se resterà in panchina oppure se andrà in campo. Dipende da lui. Però, sia chiaro, io non dimentico”.
Gliel’hanno detto che c’è già chi sogna il ritorno di Batistuta a Firenze?
“Noi dobbiamo fare la C1, poi la B e quindi la serie A. Ogni campionato ha i suoi giocatori. Noi vogliamo essere pragmatici. Il populismo non mi piace. Credo che Firenze sia già stata presa in giro abbastanza”.
E adesso la grande festa. C’è uno stadio che l’aspetta.
“Sì, stasera festeggiamo ma da domani si inizia a lavorare duro per la prossima stagione. Io e tutti i dirigenti della società sappiamo benissimo che la festa vera la faremo quando la Fiorentina sarà di nuovo in serie A”.